Che cos’è la consulenza familiare

È una relazione d’aiuto professionale nella quale una persona viene aiutata ad operare un cambiamento; esso consiste nell’individuare o la soluzione del problema o un adattamento personale più funzionale rispetto alla situazione che sta vivendo.

La Consulenza Familiare è pertanto un intervento socio-educativo, estremamente focalizzato e limitato nel tempo, che si fonda sull’ascolto empatico ed è volto a sostenere la persona che è momentaneamente confusa o in difficoltà.

A differenza della psicoterapia, essa è caratterizzata da tempi brevi e si occupa di:

  1. relazioni problematiche nella coppia e nella famiglia
  2. problemi interpersonali attuali e specifici dell’area del conflitto
  3. ambivalenza, stress, scelte e decisioni difficili da compiere
  4. fattori esterni, anche se provocano un disagio interno
  5. crescita, prevenzione e sviluppo della personalità, problemi educativi e di orientamento

Cenni storici sulla consulenza familiare

La figura del Consulente Familiare nasce in Canada negli anni Trenta, successivamente si diffonde negli Stati Uniti e nell’America Latina, per arrivare infine in Europa, prima in Inghilterra nel 1938 e successivamente in Finlandia, nel 1944.

Sempre negli anni Quaranta, in Francia, i coniugi Lemaire, entrambi insegnanti alla Sorbonne di Parigi, sono i primi ad occuparsi di terapia di coppia.

In Italia, nel 1948, nasce a Milano il primo Consultorio Familiare ad opera di don Paolo Liggeri, che fonda l’Istituto “La Casa”, con la finalità di accogliere con un intervento strutturato le problematiche delle famiglie che escono dalla devastazione sociale, economica e spirituale della seconda guerra mondiale. Sempre in Italia, nel 1962, nasce a Napoli il Consultorio Familiare di padre Domenico Correra e nel 1966 a Roma, viene fondato il Centro “La Famiglia” di padre Luciano Cupia, che è andato appositamente in Canada per formarsi presso un centro specializzato.

Nel 1974, presso il Punto Famiglia di Torino, i coniugi Lemaire tengono il primo corso italiano per Consulenti Familiari, mentre, nel 1976 viene inaugurata a Roma, ad opera di padre Cupia, la SICOF, la prima scuola per Consulenti Familiari, a cui seguiranno quelle di Bologna, Taranto, Napoli e Frosinone.

La Consulenza Familiare trova dunque il suo antecedente storico nella Consulenza Matrimoniale (Marriage counseling), nata dalla necessità di fronteggiare le prime crisi di coppia. Sin da subito però appare chiaro che la presa in carico della coppia in crisi deve andare di pari passo con la presa in carico del singolo, poiché ogni persona si porta dentro l’universo familiare da cui proviene. La Consulenza coniugale si trasforma così in Consulenza alla persona, alla coppia e alla famiglia.
Al momento questa professione viene riconosciuta, promossa e tutelata dall’AICCeF e da “Il Bilanciere”, entrambe associazioni professionali di categoria.

Consulenza a distanza

La Consulenza Familiare nasce essenzialmente come relazione e sicuramente la presenza, il contatto ravvicinato e la comunicazione non verbale sono elementi fondamentali di questo scambio.

Tuttavia, un’attività da remoto presenta alcuni vantaggi che non vanno ignorati:

  • eliminazione dei tempi di percorrenza
  • possibilità di scegliere un professionista lontano, altrimenti irraggiungibile
  • possibilità di ritagliarsi, tra le pareti domestiche, uno spazio da dedicare a se stessi
  • opportunità di aprirsi con spirito positivo alle novità che la vita ci presenta

La Consulenza a distanza viene effettuata nel rispetto del Codice deontologico e delle seguenti regole:

  • quanto viene esposto durante la Consulenza Familiare a distanza non verrà ascoltato da nessuna altra persona
  • il cliente dovrà garantire sotto la propria responsabilità che al colloquio non assisteranno altre persone oltre quelle concordate e che non avvengano registrazioni video o audio
  • l’eventuale registrazione dei colloqui potrà avvenire solo con la esplicita autorizzazione dei partecipanti.

Differenza tra consulente familiare, psicologo e psicoteraupeta

Mutuo dalla botanica alcuni concetti che ritrovo nello sviluppo della persona umana.

Se pensiamo a un concetto di salute non come assenza di malattia, ma come presenza di benessere, possiamo realisticamente pensare alla differenza che c’è tra uno spazio verde, sano ma povero, come ad esempio un semplice prato, e un giardino rigoglioso.

Questo paragone ci serve per immaginare la differenza che c’è tra una persona semplicemente in equilibrio e un’altra che invece si sviluppa al pieno delle sue possibilità, con piante, fiori e frutti. Molto spesso, la rottura di un equilibrio diventa spunto per fare una ricognizione generale del proprio ecosistema e decidersi ad attivarsi per la propria fioritura. Questo il più delle volte può avvenire con l’aiuto di un professionista della salute.

Potremmo perciò dire che nella cura di questa persona-pianta che aspira a fiorire, possono intervenire tre tipi di professionalità, che operano ciascuna a un livello diverso: il giardiniere, il botanico, e il paleobotanico.

Cominciamo da quest’ultimo e vediamo cosa fa: egli si occupa dell’evoluzione delle piante e della ricostruzione degli ambienti e dei climi attraverso lo studio delle flore fossili. Poiché le piante fossili sono per lo più conservate sotto forma di organi disgiunti (foglie, steli, polline, strutture riproduttive), uno degli obiettivi della paleobotanica è ricostruire l’intera pianta. Potremmo dire che lo Psicoterapeuta, come il paleobotanico, riunifica parti disgiunte e fossilizzate del Sé del paziente per ricomporle in unità. Lo studio delle piante fossili, inoltre, è importante perché, a partire dal passato, permette di compiere stime climatiche sul presente. Per questo il presente problematico di un paziente viene esaminato dallo psicoterapeuta con la consapevolezza di quanto è avvenuto, non solo nel passato, ma anche nel tempo profondo dell’inconscio.

Il botanico non specializzato, invece, è l’esperto che studia i vari aspetti della biologia vegetale, l’ambiente in cui le piante crescono e il modo in cui si sviluppano. Studia le cellule che le costituiscono ed analizza le malattie e l’impatto dei prodotti chimici su di loro. Ha una conoscenza approfondita dell’intero mondo vegetale ed è in grado di riconoscere i vari tipi di piante e distinguerne le proprietà. Il suo corrispondente sul piano clinico potrebbe essere lo Psicologo, che studia e analizza i processi psichici, mentali e cognitivi della persona ed effettua interventi di prevenzione, diagnosi e cura del disagio psicologico ed emotivo.

Il giardiniere, infine, è colui che pur occupandosi di botanica, lavora su una piccola porzione di territorio, che può paragonarsi al qui ed ora della persona che chiede aiuto. Tiene in ordine lo spazio verde che gli è assegnato, toglie le erbacce, concima, pota e supporta il padrone del giardino nella scelta e nella collocazione di piante ornamentali e fogliame, in base alle sue richieste. Ascolta i suoi desideri e lavora per realizzare lo spazio verde che egli sogna. Questo è quello che fa il Consulente Familiare.

Tutte e tre queste professionalità, con competenze diverse, possono condurre la persona a rifiorire.

Per capire di cosa hai effettivamente bisogno, devi valutare l’entità del tuo disagio. Se vedi tutta la tua vita inficiata da un consistente blocco che persiste e che ti fa sentire infelice, allora hai bisogno dello Psicoterapeuta.
Se hai bisogno di una valutazione psicodiagnostica o hai specifici disturbi come ansia, attacchi di panico, depressione, disturbi psicosomatici o disturbi dell’umore, puoi rivolgerti allo Psicologo.
Se invece vivi un disagio occasionale a causa di uno specifico problema, oppure sei in un momento di disorientamento e confusione per scelte che devi compiere o a causa di relazioni difficili e insoddisfacenti, allora puoi ricorrere a un Consulente Familiare.

La botanica relazionale

Le piante per stare bene hanno bisogno di un elemento fondamentale che è innanzitutto la CURA e subito dopo di tre elementi che la concretizzano: spazio, luce e acqua. Anche le relazioni interpersonali hanno bisogno degli stessi elementi. Se vogliamo che esse siano significative e proficue, infatti, dobbiamo dedicare loro spazio, attenzione e nutrimento. Innaffiare con perizia il nostro rapporto con l’altro, significherà non solo gestirlo, ma anche riuscire a dosare con saggezza i nostri interventi, affinché irrigazioni troppo abbondanti non ne minaccino le radici, come può accadere talvolta con comportamenti invadenti o inopportuni, ma nemmeno le lascino inaridite a causa di reiterate dimenticanze e abituali distrazioni.

La CURA ci interpella soprattutto in relazione al ruolo che noi abbiamo nella relazione. Mentre infatti la nostra carenza nelle relazioni orizzontali, quelle cioè con cui abbiamo un rapporto paritario, ha un riflesso parziale sulla nostra vita e quella dell’altro, nelle nostre relazioni verticali abbiamo responsabilità assai maggiori, soprattutto se ne costituiamo il vertice. Mi riferisco ovviamente alla responsabilità che abbiamo come genitori, come insegnanti o come tutte quelle figure che svolgono un ruolo educativo e sono quindi essenzialmente modelli, a cui i minori guardano come esempio di vita e di cui il più delle volte replicano nel proprio percorso il paradigma esistenziale.

Nella crescita dei nostri imitatori sarà importante soprattutto il concime adoperato e cioè il clima emotivo che renderà il terreno adatto a recepire i fertilizzanti e cioè i singoli stimoli che offriremo loro a tempo debito. La terra concimata sarà così l’accoglienza che potremo riservare ai giovani, in base a quella che a nostra volta avremo ricevuto da chi ci ha preceduto. Se infatti avremo percorso, tappa dopo tappa, tutti i gradini necessari ad abbandonare la dipendenza infantile per diventare adulti autonomi e generativi, potremo sentirci sufficientemente preparati ad accogliere i nostri ragazzi con l’efficacia del vero amore. Nel giardino familiare, scolastico, sportivo o parrocchiale, dovremo zappare e concimare il terreno prima della semina, controllare la giusta esposizione alla luce e cioè alla nostra attenzione, e dosare con sapienza le innaffiature, senza temere le potature, con cui le nostre piantine affronteranno quelle frustrazioni tanto più necessarie quanto più proficue.

Gli alberi portanti del nostro stile educativo dovranno essere essenzialmente tre: Protezione, Permesso e Potere. Con la prima getteremo le basi di quell’ attaccamento sicuro che garantirà al bambino il Permesso di esplorare il mondo circostante, avendo un sostegno certo su cui contare. Il Potere nascerà invece dall’autostima che avremo promosso in lui e che costituirà il segreto di un comportamento funzionale.