Sono molte le cose che ci fanno scegliere un professionista anziché un altro e di solito sulla nostra scelta influisce l’intreccio di più ragioni. Al di là di questo, però, c’è chi si fida maggiormente dei propri occhi, chi dà preminenza al riconoscimento sociale, chi considera ogni cosa in evoluzione e guarda con curiosità ai dettagli per afferrare il tutto. Qualunque sia il linguaggio che voi adoperate, sono qui per parlare la vostra stessa lingua.
Ho coltivato nel mio giardino personale molti dei semi raccolti sulla mia strada. Il Giardino che ora metto a disposizione delle persone che mi chiedono aiuto ha molti fiori, molto verde e si snoda tutto intorno a una struttura creata da tre alberi: POTERE, PERMESSO e PROTEZIONE.
Se conoscerai questi gioielli della botanica relazionale, potrai in autonomia imparare a coltivare fiori nel tuo giardino personale. Ok allora sul “Giardino”, ma perché “delle possibilità”?
Perché intraprendere un percorso di Consulenza ci aiuta ad uscire dai percorsi obbligati a cui siamo avvezzi, per scoprire tutte le possibilità alternative che in realtà abbiamo dinanzi ma che, per una momentanea difficoltà, non riusciamo a vedere.
Carla entrò nel mio studio con una certa agitazione. La feci accomodare accanto a me, chiedendole di trovare un po’ di calma. Allora lei tirò fuori una grande scatola con un puzzle da mille pezzi e rovesciandone il contenuto a terra, scoppiò a piangere.
-Non riuscirò mai a completarlo, ci ho provato, ma è impossibile, è troppo difficile!
-Ti capisco Carla, cosa è che ti spaventa di più?
-Ogni volta ricomincio daccapo, passa il tempo ma non procedo e non faccio progressi
-Sì, ma spiegami, fammi capire, qual è l’emozione che sta su tutte le altre?
-La solitudine, sento che questo problema è solo mio e fronteggiarlo da sola mi spaventa!
Da quel giorno trascorsi parecchi pomeriggi, insieme con Carla, a terra con lei, per aiutarla a fare il suo puzzle. All’inizio piangeva, io la lasciavo fare e mi calavo nella sua emozione. Non piangevo con lei, ma ascoltavo le sue lacrime. Imparammo a comprenderci. Poi Carla cominciò a farsi più sicura. Io le porgevo un pezzo e le facevo notare un particolare a cui lei non aveva badato e che le faceva scoprire la giusta posizione. Imparammo a collaborare. Ogni tanto interrompevamo per farci il caffè o sorbire il tè con qualche biscotto. Dopo, riprendevamo con maggior lena e maggiore entusiasmo. Imparammo a condividere il tempo. Di tanto in tanto ci scappava qualche battuta o qualche barzelletta, imparammo a ridere insieme. Lei tirava fuori un pezzo problematico e facevamo a gara a chi di noi ne indovinava la collocazione. A volte indovinavo io, a volte ci riusciva lei. Imparammo a lavorare insieme con reciproca fiducia.
Il tempo passò velocemente e in maniera sempre più piacevole. Un bel giorno il puzzle fu terminato. Era giunto il momento di lasciarci. Un velo di commozione pervadeva entrambe, perché non ci saremmo più riviste, ma nessuna delle due avrebbe più dimenticato l’esperienza vissuta insieme. Ci eravamo incontrate, conosciute ed aiutate a vicenda. Io l’avevo aiutata a completare il suo puzzle, lei mi aveva offerto spunti per progredire.
Mentre la prima fioritura della pianta attesta il raggiungimento della sua capacità riproduttiva, il ri-fiorire fa riferimento piuttosto al ripristino di alcune condizioni che prima ci sono state e che a un certo punto si sono interrotte, in attesa che nuove condizioni climatiche e di cura possano assicurare una nuova fioritura.
In questa accezione di ripristino di un precedente stato, il ri-fiorire è in un certo senso anche un riparare, nel triplice significato che esso acquista all’interno di una Consulenza familiare e cioè:
Alberto si era appartato dal gruppo dei compagni che giocavano in giardino vociando. Aveva tra le mani una vecchia macchinina che si era spaccata in due cadendo dal tavolo ed ora cercava, in silenzio, un modo per aggiustarla. La maestra si accorse di lui, gli si avvicinò e gli chiese:
– Cosa fai, Alberto?
– La mia macchinina si è rotta e voglio ripararla
La maestra lo guardò con tenerezza e gli disse:
– Mi dispiace, Alberto, ma penso che dovrai rinunciarci. Vedi queste due sporgenze? Servivano per incastrarsi con la carrozzeria. Nell’urto sono saltate via e non c’è un altro modo per tenere insieme le due parti. Dovrai rinunciare alla tua automobilina, ma se sarai bravo sicuramente potrai averne in dono una nuova.
-Ma io non ne voglio una nuova, voglio la mia!
Se pensiamo che per un bambino il gioco è il mezzo attraverso cui apprende la vita, capiamo bene che la metafora del giocattolo rotto può dignitosamente applicarsi alla vita adulta. Se cerchiamo di riparare una cosa è perché la sentiamo nostra e non vogliamo rinunciarci.
Dire nostro significa dire che noi ci sentiamo tutt’uno con quella cosa, con quella persona, con quell’evento e che c’è un ’appartenenza che vogliamo ristabilire. Ma analizziamo le diverse rotture che possono intervenire nella nostra esistenza:
Qualunque sia la particolarità della nostra crepa, essa è la rottura di una unità, che minaccia la nostra integrità e che la Consulenza Familiare può aiutarci a riconquistare.
Io, personalmente, amo chiamare PACE il raggiungimento di questa unità, che ci porta a una pace del cuore, a una pace con gli altri, a una pace anche con la nostra storia, una pace che insomma ci fa letteralmente rifiorire.
I nostri germogli saranno i desideri a cui inizieremo a dare spazio, i progetti che cominceremo a coltivare e le idee nuove che nasceranno in noi. I nostri fiori saranno le azioni messe in campo per realizzare le novità che vanno prendendo forma in noi. I frutti saranno i risultati che, a processo compiuto, raccoglieremo.