Non facciamo la guerra alla nostra anima, quando vorrebbe trovare uno spazio per lasciar emergere dolori, elaborare sconfitte ed affrontare debolezze.
Non facciamo violenza a noi stessi, quando ci sentiamo vacillare, annaspare e sommergere dall’impalpabile. Ma vacilliamo, annaspiamo e lasciamoci sommergere.
Non opponiamoci al nostro cuore quando cerca di parlarci e ci chiede ascolto, pazienza e verità. Ci vuole coraggio per affrontare il dolore, apriamogli la porta come si fa con un vicino, facciamolo accomodare e offriamogli la poltrona.
Lui si siederà e parlerà con noi. Noi lo ascolteremo in silenzio, come si fa con un amico che si sfoga, e alla fine sarà lui a salutarci e a imboccare la porta. Tornerà lì da dove era venuto, dalla nostra umanità.
Accettiamo di essere umani, non fingiamoci supereroi con pensieri razionalizzanti su cui possiamo esercitare un controllo. Quelli, invece, cacciamoli via.
I pensieri ci dicono che proviamo rabbia, mentre invece è il dolore che implora la nostra attenzione. I pensieri mentono, falsano, complicano e distruggono. Le emozioni no, sono sempre benefiche, soprattutto quando ci sembrano misteriose e provengono da una dimensione lontana.
Fino a quando le terremo lontane, non riusciremo a definirne la fisionomia. Riconosciamole, invece, senza averne timore, senza sentirci minacciati dalla loro invadenza.
Le emozioni ci aiutano a conoscere noi stessi e a comprendere meglio l’umanità. Sono le nostre maestre, smettiamo di tenerle nell’angolo, come se stessero in punizione.