Sicuramente vi sarà capitato, qualche volta, nelle vostre relazioni, di assistere a una reazione spropositata del vostro interlocutore di fronte a un’osservazione o a un rimprovero che gli avete fatto. Il modo di reagire alle critiche è molto personale. Ci sono persone che si offendono moltissimo, ma non mostrano nulla e fanno buon viso a cattivo gioco, salvo segnarvi a vita nella lista dei cattivi, ed altre, invece, che rintuzzano ad una ad una, con caparbietà e veemenza, tutti i vostri commenti negativi.
Certamente, non possiamo prendere in considerazione tutta la numerosa gamma di reazioni possibili al rimprovero, che non contemplano solo tipologie di caratteri, ma anche la delicata lista degli argomenti scottanti, nonché il particolare momento che l’interessato vive all’atto del reclamo. Tuttavia, è innegabile che alcune persone, più di altre, si mostrino particolarmente inclini all’offesa.
In una considerazione pregiudizialmente negativa, le persone che esplicitano il proprio disappunto di fronte a una critica, vengono comunemente definite permalose, suscettibili o, in maniera più generica, con un brutto carattere. Esse determinano molto spesso intorno a sé un clima di tensione, dove si ha paura di parlare perché ci si sente in un campo minato, dove da un momento all’altro può scoppiare un putiferio.
Altre volte, invece, accade che una persona più sprovveduta, che si avventuri nella diatriba, ignara di ciò che l’aspetti, resti profondamente sorpresa del peso insospettato che l’interessato riserva alle proprie parole.
Nell’interazione può accadere, infatti, che l’accusatore abbia un livello basso di sensibilità e che l’accusato ne abbia, invece, uno altissimo. Come tutti gli scontri impari, il confronto sarà sanguinoso. Dietro i due diversi modi di argomentare ci sono codici interpretativi diversi, destinati a creare inevitabili malintesi.
Ma diciamola tutta, se è vero che le persone suscettibili a volte pigliano fischi per fiaschi è anche vero, però, che il più delle volte colgono nel segno, individuando sfumature, contorni e sottigliezze di cui l’altro può essere in tutta buona fede inconsapevole.
Con uno sguardo positivo, allora, potremmo ragionevolmente promuovere queste persone dalla categoria di permalosi/suscettibili a quella di sensibili.
Ma che tipo di sensibilità speciale ha una siffatta persona, rispetto a chi manifesta maggiore indifferenza ai rimproveri?
Probabilmente si tratta di una persona che è stata così offesa nell’infanzia, da rimanere, per così dire, senza pelle.
E se immaginiamo una persona che se ne va a spasso portando in giro il suo corpo spellato, ci è facile capire come anche una goccia d’acqua che precipiti con violenza sulle sue ferite, possa causarle dolore. Non parliamo poi, se sulla pelle escoriata dovesse cadere addirittura qualche goccia di limone.
Proprio per questo, l’andamento di una consulenza può essere misurato talvolta, proprio dal grado in cui l’interessato riesce a sopportare un rimprovero. Vuol dire, infatti, che lo strato di pelle si sta ricostruendo e la persona può perciò cominciare a sopportare la normale pressione dei variegati contatti sociali, senza più avvertirla come un dolore insopportabile.
Come ci sentiamo rispetto a questo argomento? In quale tipologia di persona ci riconosciamo maggiormente?
Se, dunque, ci capita di raccogliere troppo spesso elementi che ci creano fastidio, disagio, rabbia o ribellione, non ci fossilizziamo a colpevolizzare il nostro carnefice, ma serviamoci di questo indizio per conoscere meglio le nostre ferite e risanarle. Come mai quelle parole ci hanno infastidito così tanto? Come mai non sopportiamo quel modo di essere guardati o apostrofati? Cosa possiamo fare per ricostruire la nostra pelle?
I modi ci sono e sono diversi, è sempre possibile prendere in mano la propria vita e decidere di cambiarla. Se metteremo mano al nostro rifiorire, potremo migrare dal ruolo di vittime a quello di attori, responsabili di noi stessi.
Se, invece, ci riconosciamo maggiormente nel ruolo di coloro che offendono gli altri inconsapevolmente, allora abbiamo due possibilità da esaminare. Da un lato, quella di ripercorrere mentalmente lo scambio avvenuto col nostro interlocutore, per comprendere meglio la sua reazione, dall’altro quello di guardarlo con una consapevolezza nuova, che consideri i centimetri di pelle scoperta che egli potrebbe avere.
Da qualsiasi posizione ci muoviamo, possiamo sempre dirigere i nostri passi in maniera costruttiva, per fondare il nostro benessere, andare incontro all’altro e promuovere la nostra crescita umana.