Tema: COSA MI ASPETTO DALL’ALTRO?
E’ domenica. Lui ha appena pulito il giardino e sistemato il garage. Ieri, ha anche lavato l’auto. Sale su trafelato, pregustando il pranzo della domenica e invece?! Trova lei imbufalita e ribelle che sbotta:
– Anche di domenica non pensi ad altro che a lavorare! E io che aspetto la domenica per fare qualcosa di diverso insieme!
– Ma… ma il giardino faceva schifo, non c’era più lo spazio per camminare con tutte quelle erbacce! Questo è il ringraziamento! – risponde lui urlando a rincalzo.
– Non ho capito DI COSA ti dovrei ringraziare! Lo hai fatto per me o PER TE? No, perché io mi aspettavo altro da te, DI DOMENICA!
– Ma se non lo faccio di domenica QUANDO lo faccio? – si giustifica lui inveendo
Potranno cambiare i contenuti, ma molto spesso le incomprensioni in una coppia ricalcano questo schema.
Cosa ne pensate? Chi dei due ha ragione?
Cosa avete da osservare?
Cosa avreste fatto voi al posto di lui? E al posto di lei?
In quale dei due vi ritrovate?
E voi, cosa vi aspettate dal vostro partner?
2 risposte
La moglie avrebbe potuto comunicare prima al marito le sue intenzioni per trascorrere la domenica ….
In ogni caso ad avercene di mariti così solleciti nei lavori di casa😅
Insomma una volta tanto non mi schiererei a spada tratta dalla parte della donna…
Cara Irene, il tuo commento mi dà modo di sottolineare un difetto diffuso della comunicazione interpersonale. A volte, pur avendo distintamente chiari i nostri bisogni, non siamo capaci di esprimerli adeguatamente. Purtroppo, ci se ne accorge solo se questo appare evidente in una storiella su un blog. Ma quante volte ci è capitato? Sulla base di uno schema infantile, pretenderemmo che l’altro ci leggesse nel pensiero, come fa la mamma col neonato. Ma se è vero che esistono persone che sembrano nate per percepire ogni respiro dell’altro, è altrettanto vero che ce ne sono tantissime che non sanno nemmeno dove sta di casa l’empatia. E se accanto a noi c’è una persona poco empatica, dobbiamo educarla noi con paziente indulgenza. Ma perché siamo restii a parlare con l’altro dei nostri bisogni? Cosa c’è dietro questa cattiva abitudine? Orgoglio, isolamento, scetticismo, mancanza di fiducia nell’altro o solo una inveterata abitudine a non ESPRIMERCI, se non QUANDO CI SALE LA RABBIA? Qual è la convinzione di fondo che c’è dietro il nostro comportamento?
“Non c’è ALCUNA SPERANZA che io venga compresa!”??? o “NON E’ IMPORTANTE che io esprima i miei bisogni”??? o ancora, più in fondo, “NON MERITO che qualcuno si occupi dei miei bisogni”??? Parlatemi della vostra esperienza.